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Messaggio della Cei: “La terra tra produzione di cibo e biodiversità”
di ANTONIO OLIVA
“Servono impegno, progettualità e azioni concrete se vogliamo evitare che i paesaggi diventino un lontano ricordo di quello che sono stati e i territori dei frammenti, residuo dello scarto e dell’abbandono”.
È questo il monito dei Vescovi italiani nel Messaggio per la 74esima Giornata Nazionale del Ringraziamento in programma il prossimo 10 novembre sul tema: “La speranza per il domani: verso un’agricoltura più sostenibile”.
“Solo salvaguardando il terreno e, insieme, le attività agricole e gli agricoltori, può essere perseguito un uso dinamico ma sostenibile che limiti il consumo e lo spreco di territorio e, allo stesso tempo, tuteli le produzioni alimentari e la biodiversità”, si legge nel testo elaborato dalla Commissione episcopale per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia e la pace.
Partendo dalla considerazione che il rinnovamento degli stili di vita è una via possibile e percorribile per sostenere le politiche ambientali e accompagnare l’economia nel segno della sostenibilità e della giustizia, i Vescovi sostengono che l’agricoltura deve “mantenere le sue basi ecologiche, che non ha mai dimenticato, ma che rischia di smarrire se insegue il paradigma tecnocratico, che porta alla ricerca di un modello di produzione orientato solo alla massimizzazione del profitto”.
Si tratta di una riflessione molto importante del Messaggio, con un forte richiamo alle possibili conseguenze che ne potrebbero derivare in termini di abbandono dei campi, dismissione di alcune coltivazioni e, in molti casi, della stessa attività agricola.
Da qui l’appello della Chiesa cattolica ad una gestione virtuosa della terra che nella cultura agricola è sempre stata considerata preziosa, tanto che veniva utilizzata con cura, senza mai essere impoverita pregiudicandone l’uso futuro. Non solo: “I suoi frutti sono sempre stati destinati a tutti, favorendo la giustizia sociale, con un regime inclusivo delle pratiche agronomiche autoproduttive e forme di scambio improntate a criteri di reciprocità e solidarietà”.
Ed è proprio in questo contesto che i Vescovi richiamano l’attenzione sull’importanza di questo patrimonio che non può essere dissipato, in quanto rappresenta uno stimolo per guardare al futuro e affrontare in modo costruttivo le attuali sfide. Ma soprattutto oggi è necessario fornire soluzioni a quelle problematiche che, in varie occasioni, sono state portate alla luce da quanti sono impegnati nel mondo agricolo, che chiedono un confronto e un dialogo a più voci sul rapporto tra uso della terra, agricoltura, sostenibilità e tutela del lavoro delle nuove generazioni.
Il Messaggio prosegue con uno sguardo attento sui grandi temi di attualità: “Anche la progettualità sostenibile, come l’installazione di impianti fotovoltaici, deve vigilare affinché ci sia sempre compatibilità con la produzione agricola”. Da qui la proposta della Conferenza episcopale italiana: “È tempo di fermare il consumo del suolo, in particolare quello agricolo, che va destinato alla produzione di cibo”. Questo perché “le innovazioni, culturali e sociali, possono aiutarci a ricostruire legami con un’identità rurale che può favorire una maggiore consapevolezza dell’importanza dell’ecologia integrale”.
Per i Vescovi solo così sarà possibile restare sulla terra, trovando l’equilibrio tra uomo e natura e rilanciando la centralità dell’essere custodi del Creato.
“È tempo di coinvolgere le nuove generazioni nella cura della terra orientando a un diverso modello economico, riducendo sprechi e consumi, riscoprendo le potenzialità delle comunità locali e salvaguardando le conoscenze tradizionali, riconoscendo il giusto compenso ai produttori e raddrizzando le distorsioni dei sussidi”. È questa la via che indica la Cei, anche nella convinzione che il nostro Paese è un laboratorio ideale, per diversità di ambienti e condizioni socioeconomiche, per sperimentare vie nuove nelle tante forme di agricoltura.
Per la Chiesa vanno sostenuti i molti giovani che hanno deciso di intraprendere questa strada tornando alla terra, pure nelle situazioni più difficili della collina interna e della montagna. Da qui l’appello, soprattutto ai giovani agricoltori, perché si sentano protagonisti con la loro attività di questo momento cruciale della storia, nel quale il loro contributo è fondamentale.
“Troppo spesso gli imprenditori agricoli – concludono i Vescovi italiani – non sono stati percepiti come una risorsa indispensabile per la produzione di cibo sano, disponibile per tutti e di qualità”.
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